Di a da in con su per tra fra Shakespeare
di Serena Sinigaglia | con Serena Sinigaglia, Arianna Scommegna e Mattia Fabris | allestimento di Maria Paola Di Francesco | assistente alle scene Marina Conti | scelte musicali Sandra Zoccolan | produzione ATIR Teatro Ringhiera
“Costretta per anni a leggere il Manzoni, odiavo il Manzoni. Mi dicevano che Shakespeare è il più grande ma io venivo sopraffatta dalla noia molto prima di arrivare alla fine di una qualsiasi delle sue opere.
E Dante? Un rompicapo, un incubo. E così via per quasi tutti i “ grandi” che ero obbligata a studiare.
L’assurdità era ed è che nessuno poneva la domanda più ovvia, e cioè: perché mai dovrebbero riguardarmi quelle opere? Cosa mi riguarda di Dante, Manzoni, Shakespeare, Hegel, Kant, Ariosto, Joyce…? Insomma cosa c’entro io con le loro storie?
L’opera, anche la più sublime, è morta fino a che non è un essere umano vivente a rileggerla,a “riviverla”. Tu sei importante, tu che con la tua sensibilità, la tua esperienza, i tuoi gusti, fai tua l’opera. La cultura è relazione, sempre: relazione tra le persone, tra i ricordi, tra le emozioni, tra i pensieri.
I maestri dovrebbero aiutarci a illuminare la via per ritrovare noi stessi dentro all’opera che si sta studiando. Dovrebbero suggerirci le domande più appropriate per arrivare a quel senso di appartenenza di cui non si può fare a meno se davvero si vuole fare esperienza di cultura.
Di a da in con su per tra fra Shakespeare è la storia di un amore, il mio amore per Shakespeare. E’ una storia irriverente e forse anche un po’ stupida, ma l’amore, si sa, è cieco. E’ la storia di come io e Shakespeare ci siamo prima odiati e poi amati pazzamente. E’ la storia della mia giovinezza e del mio mestiere. E’ la storia di come sono arrivata a mettere in scena, appena ventenne, Romeo e Giulietta e Re Lear. E’ la storia di una prima volta, la prima volta che scoprivo quanto vicina e toccante può essere la parola di un poeta, quanta concreta semplicità, quanta vita dentro le sue storie…quanta parte di me dentro i suoi versi.
Trattandosi di un argomento così personale, ho deciso di essere io stessa in scena a “raccontarlo”, cosa piuttosto inusuale per me che normalmente sto fuori a dirigere. Con me in scena, Mattia Fabris e Arianna Scommegna, amici, colleghi fraterni da una vita: mi aiutano a rendere più fruibile e divertente il tutto, calandosi nei molti personaggi – “classici” e non – che vanno ad animare il mio racconto. E così la conferenza si arricchisce della “partecipazione straordinaria” dei miei attori, che per altro hanno praticamente condiviso con me tutto quello di cui vado a raccontare.
Il testo l’ho scritto io, o meglio: le parti belle le hanno scritte Shakespeare, Calvino, Rilke, Brook e molti altri grandissimi, il resto l’ho scritto io”.
Serena Sinigaglia